Il lampeggiare stanco di un albero di natale,
di lucidità sintetiche e riflettenti un ritmo strano,
irregolare nella sua ripetitività.
Le evoluzioni improbabili di una ballerina di fila,
coi suoi quasi 50 anni e il suo corpo alla deriva
verso forme ignote e impensate; quando un giramento
di testa annuncia presagi poco divertenti.
Ho camminato sul muro che divide due mondi
e mai mi sono fatto risucchiare dal tuo, ispido,
grezzo di materia impossibile da plasmare.
Siedo accanto al mio albero minimale, spelacchiato
come un cane innervosito dall'inverno. La luce spenta
e le urla di un'ambulanza soffocato dai doppi vetri.
Scavo nel marmo più duro, senza fermarmi.
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