sabato 26 febbraio 2011

Vorrei tanto non saper più scrivere,
produrre pensieri,
elaborare in modi creativi parole o frasi
che sappiano descrivermi.
Vorrei non aver più lingua né idea.
Un mimo privato della sua lineare dignità,
un acrobata che si costringe a camminare coi piedi
attaccati al terreno, procedendo su una linea
ideale, monotona, ininterrotta.
Una belva resa feroce dall'impazienza,
vorrei non saper come esprimere
quel nulla in cui mi trovo costretto ad essere
e di cui proprio nulla, in realtà, conosco.
Scelgo l'immobilità, non l'attesa, solo sapendo
l'orrore amico che nasconde
la possibilità di un'altra storia, l'oscuro
non più affascinante, dietro la prossima curva.

martedì 15 febbraio 2011

Il senso del tempo della gatta

Giorno dopo giorno sul divano ci aspetta,
in pomeriggi dissolti in prime sere di echi
di quiz televisivi e notizie flash, ingannando
un tempo che le deve sembrare eterno
o inesistente, tanto uguale a se stesso nella fissità della casa
vuota. Torno, accendo la luce costringendola a guardare
quel suo mondo conosciuto con gli occhi a fessura, stordita.
Tu rientri poco dopo e la sua giostra si riaccende di nuova vita,
come dopo un inverno, lungo, freddo, prevedibile nella sua assenza
di colori e tepori. Basta stiracchiarsi, strusciarsi, chiedere due coccole
per ritornare ad essere quello che è sempre, a vivere come sa vivere.
Nella frenetica sera di passi, odori, rumori di piatti e posate, luci e colori lcd,
lei partecipa attivamente; si apposta, scatta, fiuta, prende turni di riposo sotto
la sedia. Si rifocilla. Per poi tornare a ispezionare quel territorio, quel tempo
che fino a poche ore prima non era.
Non luci, non odori o rumori. A malapena un filo di vita che potrebbe anche essere stata
immaginata.
Solo il suo respiro eisteva, inudibile, quasi, perfino a se stessa.