venerdì 24 aprile 2009

Dopo che avrò visto questo inverno così lungo
addolcirsi in piccoli segni di colori tenui
allora saprò che anche il mio cuore
sarà sopravvissuto a quell’oscura apnea.
I piedi e le mani intirizziti dal tanto immobilismo
cominceranno a ricercare un’altra strada, meno battuta
della solita. E sarà in quel lento muoversi incerto
che una tua carezza, amore mio, un tuo timido bacio dato
fuggendo via saranno sufficienti a farmi dimenticare
tutto il buio, i giorni senz’alba, le notti insonni,
a sperare e pregare per una precoce primavera.
Basterà, pensa, un tuo sorriso e la tua mano
che cerca la mia senza guardare, a dirmi
che non avrò vissuto invano.

claremorris, april 9th, 2009

Teorema unidirezionale della solitudine

Mi è sufficiente non farmi sentire né vedere,
per non esser visto, ascoltato, da te, come da chi
mi ha sempre professato amore automatico.
Mi sottraggo al ricatto, resto aggrappato
alla vita con misurate sortite,
alla vista e all’udito. Mi allontano e non scappo.

Ricevo risposte cordiali, mi accontento
con un sorriso lento a spegnersi, finché
non affosso il viso in qualche altro
vicolo oscuro. Mi siedo. Aspetto.
Fronteggio il mio nulla assoluto.
Cedo alla tentazione, maledicendo
il mio sbrindellato orgoglio, quando le tue parole
soffiano dolce vento sul mio fuoco, io
mi sento rinascere di altre vite, differenti
possibilità, mille viscere emergono, finché
il rollio non si allenta, per fatalità
a volte, e io resto a guardare l’assenza
di onde, il lento morire d’inerzia;
il nuovo buio sul solito orizzonte.