venerdì 24 aprile 2009

Teorema unidirezionale della solitudine

Mi è sufficiente non farmi sentire né vedere,
per non esser visto, ascoltato, da te, come da chi
mi ha sempre professato amore automatico.
Mi sottraggo al ricatto, resto aggrappato
alla vita con misurate sortite,
alla vista e all’udito. Mi allontano e non scappo.

Ricevo risposte cordiali, mi accontento
con un sorriso lento a spegnersi, finché
non affosso il viso in qualche altro
vicolo oscuro. Mi siedo. Aspetto.
Fronteggio il mio nulla assoluto.
Cedo alla tentazione, maledicendo
il mio sbrindellato orgoglio, quando le tue parole
soffiano dolce vento sul mio fuoco, io
mi sento rinascere di altre vite, differenti
possibilità, mille viscere emergono, finché
il rollio non si allenta, per fatalità
a volte, e io resto a guardare l’assenza
di onde, il lento morire d’inerzia;
il nuovo buio sul solito orizzonte.

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