martedì 15 febbraio 2011

Il senso del tempo della gatta

Giorno dopo giorno sul divano ci aspetta,
in pomeriggi dissolti in prime sere di echi
di quiz televisivi e notizie flash, ingannando
un tempo che le deve sembrare eterno
o inesistente, tanto uguale a se stesso nella fissità della casa
vuota. Torno, accendo la luce costringendola a guardare
quel suo mondo conosciuto con gli occhi a fessura, stordita.
Tu rientri poco dopo e la sua giostra si riaccende di nuova vita,
come dopo un inverno, lungo, freddo, prevedibile nella sua assenza
di colori e tepori. Basta stiracchiarsi, strusciarsi, chiedere due coccole
per ritornare ad essere quello che è sempre, a vivere come sa vivere.
Nella frenetica sera di passi, odori, rumori di piatti e posate, luci e colori lcd,
lei partecipa attivamente; si apposta, scatta, fiuta, prende turni di riposo sotto
la sedia. Si rifocilla. Per poi tornare a ispezionare quel territorio, quel tempo
che fino a poche ore prima non era.
Non luci, non odori o rumori. A malapena un filo di vita che potrebbe anche essere stata
immaginata.
Solo il suo respiro eisteva, inudibile, quasi, perfino a se stessa.

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